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foto di: Alberto Ferrero e Paolo Torta

                                               Paesaggi sonori (dal programma di sala del Teatro Regio di Torino)

La musica è di tutti e si può fare con tutto

(piccolo popolo - fievoli fiabole frivole)

 

Spettacolo musicale

Quattro brevissime favole musicali per voce recitante,

Campane tubolari,rastrelli, cintura, bottiglie percosse, bottiglie insufflate

e la complicità di un’orchestra d’archi con un quartetto di legni

Testo e musica di Domenico Torta

(Non si esclude, inoltre, la partecipazione straordinaria dei celeberrimi maestri

Georges Bizet, Ludwing van Beethoven, Wolfgang Amadeus Mozart

e, per finire, di Amilcare Ponchielli e del favoloso pubblico in sala)

 

                                                                                Direttore e violino    Stefano Vagnarelli

                                                                         Percussionista solista     Ranieri Paluselli

                                                                         Percussionisti - Attori      I Musicanti di Riva presso Chieri

                                                                                                                     Pasquale Campera, Pierluigi Franceschi,

                                                                                                                     Gabriele Gariglio, Gabriele Savio,

                                                                                                                     Valerio Chiovarelli, Enrico Frezzato,

                                                                                                                     Roberto Vernero

                                                                                              Narratore     Bob Marchese

 

                                                                                                      Regia     Domenico Torta

                                                                                                         Luci     Mario Merlino

 

Orchestra del Teatro Regio

NUOVA PRODUZIONE

In collaborazione con il Museo del Paesaggio Sonoro di Riva presso Chieri

 

Lo spettacolo è inserito nel percorso didattico della Scuola all’Opera Tutto fa musica

 a cura di Benedetta Macario, Giovanna Piga, Sara Sartore ed Eriberto Saulat.

 

Il titolo dello spettacolo ci rimanda a un mondo popolato da uomini semplici, per lo più contadini e tessitori, un mondo in cui non esisteva neppure il cellulare, in cui tutto passava attraverso l'espressione orale: favole, leggende, canti, filastrocche, racconti. La modernità ha poco per volta perso il senso di questo enorme patrimonio, che è testimone della nostra storia e che può essere riportato alla luce solamente grazie al recupero della memoria e della narrazione. E' necessario il ritorno a un ascolto "delle origini" per poter riscoprire il fascino di certi linguaggi ormai dimenticati; come quello delle campane che, a seconda della profondità del suono e della frequenza del rintocco, annuncivano a chi lavorava nei campi o nella propria casa alcuni momenti importanti, dalla festa al lutto, dalla ricorrenza di un anniversario alla funzione religiosa, dalla semplice indicazione dell'ora alla segnalazione di una calamità naturale.

  Oggi abbiamo la possibilità di riassaporare certe sonorità che per tanto tempo hanno accompagnato la vita del "piccolo popolo" e di ascoltare, proprio come allora, la narrazione di alcune "fievoli fiabole frivole". Lo spettacolo è infatti costruito intorno a quattro semplici racconti - L'omino e la vecchia torre, Le sei principesse, I tre rastrelli musicanti ed E un patà! - preceduti da un Prologo e dalla Sinfonia del mondo, in cui il "paesaggio sonoro" prende vita attraverso l'imitazione e la resa musicale di eventi naturali quali il crepitio del fuoco, il cadere della pioggia, la risacca del mare. E tutto questo senza l'utilizzo di moderne e strabilianti tecnologie, ma semplicemente grazie all'impiego di strumenti ben noti a chi lavora in ambito teatrale e cinematografico: la macchina del vento, quella del tuono, il bastone della pioggia.

    Le quattro favole sono narrate da una voce recitante che rappresenta il mondo dell'oralità e che ha il compito di condurre il pubblico verso il "piccolo popolo" dove la musica è di tutti e di tutto, le fruste dei cocchieri e i calici di cristallo hanno la stessa importanza degli strumenti dell'orchestra, con cui dialogano creando sonorità particolari e inaspettate.

    L'ideatore di questo spettacolo, Domenico Torta, è anche il fondatore del Museo del Paesaggio Sonoro di Riva presso Chieri, alle porte di Torino, frutto di un lavoro di ricerca durato decenni e ultimato nel 2011. Attraverso la sua straordinaria esposizione di oggetti e strumenti musicali il Museo testimonia gli usi e le abitudini del territorio in cui sorge: ogni elemento, dal segaccio del falegname alla frusta, dal pettine alla bottiglia, è in grado di produrre suoni più o meno complessi.

    Partendo quindi dal presupposto che "tutto fa musica", i collabortori della Scuola all'Opera si sono recati nelle scuole che hanno aderito al progetto didattico e insieme ai ragazzi hanno costruito strumenti musicali con oggetto d'uso quotidiano come bicchieridi plastica, cannucce e cucchiai, divertendosi poi a suonarli in classe e... a teatro!                       

                                                                                                                                                                                                     Benedetta Macario

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Paesaggi sonori  - trailer

Paesaggi sonori- "Piccolo popolo - fievoli, fiabole, frivole" -

Testo, musica e regia di Domenico Torta

I Musicanti di Riva presso Chieri -

Con la partecipazione dell' Orchestra del Teatro Regio di Torino

Soundscapes  - trailer

Soudscapes - "Piccolo popolo - fievoli, fiabole, frivole" -

Text, Music and Direction by Domenico Torta

I Musicanti di Riva presso Chieri -

With the participation  of the Orchestra del Teatro Regio di Torino

I successi di febbraio

Pubblicato il 12 marzo 2015 da La Scuola all'Opera (Teatro Regio di Torino)

 

Febbraio è stato un mese di grandi spettacoli e grandi successi per il Teatro Regio e La Scuola all’Opera! Ve li raccontiamo qui, in breve.

 

... La settimana successiva abbiamo fatto un salto indietro nei tempi, fino alle origini del mondo e dei suoni. Con Paesaggi Sonori il palcoscenico del Piccolo Regio Puccini si è riempito di rastrelli, bottiglie, cinture, bicchieri, cucchiai, campane e corni, in un viaggio narrato in modo affascinante dal bravissimo Bob Marchese, a ritroso nella storia vicina e lontana, alla scoperta di un Piccolo Popolo che usava raccontare e raccontarsi con la musica. Con le Fievoli Fiabole Frivole di Domenico Torta, dagli attrezzi di campagna all’orchestra d’archi il passo è breve: basta usare le orecchie, la memoria, la creatività e osare un patà senza timore. Se vi siete persi questa meraviglia e non eravate con noi in sala a suonare i cucchiai sulla Danza delle ore, non possiamo che consigliarvi di fare un salto al Museo del Paesaggio Sonoro di Riva presso Chieri.

ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati  (CENTOTORRI febbraio 25, 2015)

TORINO: DOMENICO TORTA, UN MENESTRELLO NEL TEMPIO DELL’OPERA

 

“Piccolo popolo, flebili fiabole frivole” è il titolo del quarto spettacolo che Domenico Torta, volto noto ai chieresi e docente di musica, realizza in collaborazione con il Teatro Regio. Quest’ultima fatica. che vede la luce dopo quasi tre anni di lavoro e riflessione, si potrebbe sintetizzare nell’acronimo “pp e fff” (piano pianissimo e fortissimo) come dalla grafica dei segni dinamici indicati nelle partiture tradizionali. Protagonista è il mondo dei semplici (contadini e tessitori) che fino a metà del secolo scorso ricopriva un ruolo non indifferente nel contesto rurale, e progressivamente inghiottito da una globalizzazione che ormai ha raggiunto livelli aggressivi, cancellando così “l’ultimo uomo libero”. Il veicolo, meglio dire la cultura, dell’oralità, ormai estinta, è stato ghermito dalla cultura dell’immagine appiattita sull’autoreferenzialità. Tutto faceva perno sull’oralità, qui affidata a una voce recitante, dove il significato e la forza della parola giocavano un ruolo fondamentale sempre sorretto da semplici azioni come una stretta di mano, uno sguardo, il raccconto di antiche leggende e filastrocche, i canti e i racconti degli anziani. Un insieme di elementi ormai estinti che Torta recupera con sguardo retrospettivo dove” le flebili fiabole frivole” accompagnano quasi per mano l’ascoltatore dove la musica è di tutti in uno scenario ricco di sorprese e di atmosfere coloristiche da scoprire e indagare. Il lavoro si apre con la “Sinfonia del mondo”, una sorta di classica ouverture, dove vento, mare, fuoco e pioggia danno origine all’alba della vita.: “L’umanità imparò ad osservare e a vedere, ad ascoltare e sentire, ad immaginare e a narrare… Il riflesso di quell’immenso paesaggio fu subito musica. L’uomo col tempo, creò gli strumenti per poterlo raccontare…” Lo stesso Torta ha steso il testo delle quattro fiabe precedute da un breve prologo.

1).”L’omino e la vecchia torre”: un vecchio e acciaccato sagrestano che si arrampica in cima alla torre campanaria per far risuonare il concerto delle campane, si pone il problema di come passare le consegne, ma invano. Il campanone tacerà e l’omino se ne andrà via con discrezione

2).”Le sei principesse”: Un mago, a cui il re ha rifutato di dargli in sposa una delle sue sei figlie. escogita una vendetta, trasformando il re in una torre e le sue figlie in campane. Ad ognuna di esse viene dato un nome: Coscienza dalla voce profonda e potente; Scadenza a guardia dell’orologio, parla con tono preciso e deciso; Partenza che saluta colui che si allontana dal reame, Invadenza, la pettegola che vuol farsi sentire ad ogni costo; Intelligenza che ricorda ai bimbi l’importanza della scuola; e Urgenza rispettata e temuta dal suono insistente e penetrante. Le sei sorelle un giorno si trovano d’accordo, danzando liberamente nell’aria. A nessuno è concesso il privilegio di avvicinarsi alla loro regalità, esse vegliano sul destino degli uomini.

3).”I tre rastrelli musicanti”: alcuni vecchi musicanti nella notte chiedono ospitalità in una stalla. Una volta deposti i loro strumenti cadono nel sonno. Appoggiati al muro ci sono tre rastrelli che s’interrogano, dando così origine a un dialogo che trova soluzione nel dedicarsi solo alla musica.

4)..”E un patà”: qui i tre rastrelli comprendono che la musica appartiene a tutti e si organizzano in una corporazione di musicisti che ottiene grandi successi in Europa.

Conclusione: quale morale presente in tutte le favole che si rispettano? E vissero felici e contenti. Oltre all’organico “classico” (archi e legni) sono presenti strumenti sconosciuti o quasi al moderno ascoltatore: anemofono (macchina del vento), talossofano (crivello o cilindro) contenente semi di granturco ben essicati, pirofono (crepitio di carta stropicciata), brocheofono (lunghi tubi di plastica rivestiti), bronteofano, macchina del tuono (lastra rettangolare in zinco). Tutti mezzi idonei per riceare il sibilo del vento, la pioggia, la risacca del mare, il tuono che sono elementi interagenti con l’organico complessivo della partitura, fatta anche di suoni che imitano i versi degli animali. La partitura, che ho avuto il privilegio di leggere in anticipo, risulta complessa e scritta con molta chiarezza e si trova allegata a un libretto con disegni circa le disposizioni scenico-strumentali. Oltre che da ascoltare anche da vedere grazie ai Musicanti, ormai collaudati strumentisti-attori .Un lavoro dove le corrispondenze non vengono elaborate musicalmente e non sono neppure importanti sul versante drammaturgico. Tuttavia, si avverte un certezza di base, ossia la presa di coscienza consapevole dell’uomo che non può più vivere un’esistenza “fuorilegge” basata su una sorta di anarchica libertà. La forma musicale è assai prossima alla geometrica perfezione, mentre le quattro fiabe potrebbero essere quattro atti che segnano, ciascuno, un evento temporale o un’evoluzione della struttura vista nella sua totalità, Gli esiti sono originali, poeticissimi e al contempo pungenti e fulminei. Esempio di eclettismo nel senso più positivo del termine alla cui base sta una solida intelaiatura sia di scrittura che di espressione. Un dono a “tutti coloro che sappiano guardare ed ascoltatore con la semplicità del cuore di un bambino”, firmato Domenico Torta.

foto di: Guido Raschieri

foto di: Domenico Torta

Laboratorio del "Museo del Paesaggio Sonoro"

realizzazione dello strumentario minore richiesto dalla partitura di "piccolo popolo - fievoli fiabole frivole".

Torino - giugno 2013 - Domenico Torta e Febo Guizzi

Domenico Torta sottopone ed illustra la partitura di "piccolo popolo - fievoli fiabole frivole" all'amico e "maestro" Febo Guizzi.

CIRCOLO CAMERISTICO PIEMONTESE

17 Chieri International Competition 2017

SPAZIO GIOVANI (Concerto d'apertura)

CIRCOLO CAMERISTICO PIEMONTESE

17 Chieri International Competition 2017

SPAZIO GIOVANI (Concerto d'apertura)

foto di: Enzo Anderlucci

ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati  (CENTOTORRI -23 novembre 2017)

CHIERI (TO) - IL RITORNO DI DOMENICO TORTA -

 

Lo spettacolo Piccolo popolo fievoli fiabole frivole di Domenico Torta, andato in scena nel febbraio 2015 al Piccolo Regio di Torino, e replicato per le scuole di numerose località del Piemonte, è ritornato a casa. Lo spettacolo è rimasto sostanzialmente immutato con una significativa aggiunta finale che è l’esito di un percorso didattico. Ed è proprio dal finale che tento una sintesi circa gli obiettivi  del lavoro compiuto. Entrano in scena, in un corteo che assomiglia a quello de Il pifferaio magico, i ragazzi delle classi 3D e 2D della scuola media “Oscar Levi”, allievi di Pasquale Campera e dello stesso Domenica Torta, in un colorito corteo in cui i protagonisti suonano cucchiai, campane tubolari, rastrelli, sega, pettini, cinture, sedie, bidoni, bottiglie che si animano trasformandosi in strumenti musicali. Una scommessa che poteva rivelarsi rischiosa, ma risultata vincente grazie all’impegno di un considerevole numero di forze locali. Un esempio di come attraverso il gioco i ragazzi possano entrare in contatto con gli oggetti, le sonorità e questo stimola la percezione e lo sviluppo delle loro competenze. L’adulto ha quindi la capacità di stare in ascolto (leggasi osservazione).Insomma, il piacere della scoperta sonora per imparare un nuovo modo di proporre la musica che va svincolato dalla pura performance, solo rivolto alla promozione del benessere attraverso il sonoro musicale. Che la musica arricchisca la crescita globale della persona ormai è noto, semmai è il modo in cui essa viene proposta è fondamentale rispetto al coinvolgimento, stimolando i processi cognitivi legati all’apprendimento, alla memoria e alla capacità di concentrazione. Avvicinare i ragazzi al mondo del suono favorisce in loro la costruzione di atteggiamenti positivi e comportamenti attivi, ma soprattutto li aiuta a sviluppare un loro linguaggio emotivo, un modo di ascoltare maggiormente se stessi e gli altri, in particolare migliora le loro capacità di porsi in relazione.

Quanto sopraddetto, credo, sia l’obiettivo basilare che Torta ha voluto focalizzare con  un’esperienza sul campo senza la mediazione di sterili manuali didattici che spesso fossilizzano la comunicazione e l’interazione docente-allievo. Ma, torniamo all’inizio. La partitura esordisce con un’introduzione definita ancestrale, riconducibile al mondo degli antenati, spesso con riferimenti sentiti come reconditi, inspiegabili. Protagonisti strumenti sconosciuti o quasi all’odierno ascoltatore: anemofono (macchina del vento), cilindri contenenti semi di granturco ben essiccati, brocheofono (lunghi bastoni rivestiti di plastica), macchina del tuono (lastra rettangolare di alluminio). Tutti usati per ricreare suoni di natura come il sibilo del vento, la pioggia, la risacca del mare, il tuono, il fuoco con l’aggiunta di suoni che imitano i versi degli animali. Una sorta di “Sinfonia del Mondo” che vuole ricercare la nascita della natura del suono, non ancora una scala musicale, qualcosa elaborato culturalmente, ma un suono che potrebbe far pensare a un urlo o a un grido. Secondo il mito induista, il suono veniva definito prima parola ed elemento primordiale comune a tutto il cosmo, è la sostanza originaria dell’universo. In questa cosmogonia il suono rappresenta una sorta di elemento visibile primordiale che può correggere lo squilibrio tra l’uomo e le forze negative della Creazione. Non solo vento, mare, fuoco, tempesta e pioggia danno origine all’alba della vita, sono veicoli che consentono all’uomo di imparare, osservare e vedere, nonché ad ascoltare, sentire, immaginare e narrare. E sono proprio le quattro favole, scritte dallo stesso Torta (L’omino e la torre, Le sei principesse, I tre rastrelli e E un putà) che costituiscono un po’ il nucleo della partitura che si sviluppa per ben 253 pagine. I quattro scritti sono poeticissimi ed hanno per protagonisti il mondo dei semplici poco a poco inghiottito dalla globalizzazione aggressiva e dalla autoreferenzialità. Morte la tradizione orale e le semplici azioni, Torta osserva l’attuale situazione con sguardo retrospettivo e anche di recupero. Una capacità di raccontare dove la forza della parola è inserita in un contesto ricco di sorprese e di atmosfere coloristiche da scoprire e indagare.

La partitura è complessa, bella anche da vedersi nella sua chiarezza di scrittura, accompagnata da una serie di disegni circa le disposizioni sceniche (sì proprio come faceva il grande Verdi nei bellissimi volumi pubblicati da Ricordi!). Un esempio di eclettismo nel senso positivo del termine dove evoluzione della struttura, intelaiatura drammaturgica ed espressione poggiano su solide basi.

Lo spettacolo, che fatto da prologo alla 17.ma edizione del Concorso Internazionale “Giovani Interpreti Città di Chieri” che si sta svolgendo in questi giorni e organizzato dal Circolo Cameristico Piemontese, ha riscosso un caloroso successo da parte di un pubblico che gremiva  la sala Conceria e coinvolto nel finale a suonare i cucchiai sulle note della celebre Danza delle Ore di Ponchielli. Lo spettacolo corre via spedito, ha avuto per interpreti i Musicanti di Riva presso Chieri, ormai veterani collaudati come percussionisti e attori, l’Orchestra Musica Manens  con l’aggiunta di alcuni membri della Chieri Sinfonietta diretti con cura da Andrea Damiano Cotti e naturalmente i ragazzi della scuola media “Levi”.

Nel ruolo di narratore un sobrio Domenico Torta, soprattutto da osservare negli sguardi e nelle espressioni facciali da cui traspariva un palese piacere del raccontare: una specie di Prospero, il folletto shakesperiano, che si è congedato dal pubblico con la frase: "un dono a tutti coloro che sanno guardare e ascoltare con la semplicità di cuore di un bambino".

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Chieri-Reggio Emilia, con gli studenti della “Levi”

un incontro musicale in Conceria

 (CENTOTORRI aprile 22, 2018)

foto di: Antonio Mignozzetti

“CHIERI - REGGIO EMILIA: ANDATA E RITORNO”: 

è la manifestazione che ieri, sabato 21 aprile, alle ore 18, nella sala della Conceria, ha visto l’incontro degli studenti della  Scuola Media Oscar Levi di Chieri con i ragazzi del “Centro Musicale Teatrale San Marco” di Reggio Emilia, per un concerto nel quale gli archi e il coro dei giovani reggiani, che hanno eseguito brani popolari della Bassa emiliana, hanno dialogato con gli strumenti popolari dei chieresi: strumenti improbabili (sedie, rastrelli, cinghie, bottiglie, cucchiai ecc.) ma che, grazie alle magie del prof. Domenico Torta, riescono ad incantare e a regalare performances di grande suggestione. L’incontro è nato per iniziativa del Museo del Paesaggio Sonoro di Riva presso Chieri, sotto la regia dell’etnomusicologo  Guido Raschieri. A maggio la Scuola Oscar Levi ricambierà la visita, e a Reggio Emilia parteciperà ad un concerto dello stesso tipo nell’ambito del festival “Reggionarra”. (Antonio Mignozzetti)

Dopo lo spettacolo di Sabato 21 Aprile alla Sala Conceria, il “gemellaggio” fra la Scuola media a Indirizzo Musicale “Oscar Levi” di Chieri e Centro Musicale Teatrale San Marco di Reggio Emilia ha raggiunto una seconda tappa, con la partecipazione a Reggionarra, importante festival che si è svolto nel centro storico della città dal 18 al 20 maggio scorsi.

Sabato 19 maggio, presso il Chiostro della Ghiara, le classi musicali di seconda e terza della scuola media “Oscar Levi”, insieme ai loro coetanei reggiani, hanno davvero lasciato il segno, proponendo uno spettacolo straordinariamente apprezzato dal vasto pubblico presente. Gli organizzatori entusiasti hanno voluto premiare i ragazzi con una visita della città “fuori dall’ordinario”, accompagnandoli domenica a visitare luoghi cardine della loro storia e cultura, in particolare la celebre Sala del Tricolore e il prestigioso Teatro Municipale.

I giovani musicisti e insegnanti della Scuola Media Oscar Levi sono stati generosamente ospitati dal Centro Musicale Teatrale San Marco. L’iniziativa è stata fortemente sostenuta dal Comune di Chieri che ha reso possibile l’esperienza al gruppo di ragazzi meritevoli, concedendo anche il patrocinio della Città. Grazie all’impegno e alla professionalità dei docenti, il progetto educativo è pienamente riuscito e ha dimostrato un notevole valore artistico-culturale. (Guido Raschieri)

foto di: Guido Raschieri

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